Leggi

Rifiuti, legge contestata. L’acciaio apre una brutta breccia

La liberalizzazione delle materie prime secondarie introduce una pericolosa deregulation. L’ex pretore Amendola: "la lobby del non rifiuto ce l’ha fatta".

di Ida Cappiello

La nuova normativa sui rifiuti avvicina profit e non profit, per una volta accomunati dal dissenso verso quella che viene considerata una deregulation ad alto rischio ambientale. Il decreto-omnibus, legge dello Stato dal 2 agosto scorso, nella parte relativa ai rifiuti ha suscitato infatti un coro di critiche non solo da parte delle associazioni ambientaliste (Italia Nostra, Legambiente, Greenpeace e Wwf hanno già inoltrato una denuncia all?Unione Europea), ma anche da parte delle imprese pubbliche e private operanti nel settore della gestione dei rifiuti, rappresentate da Fise-Assoambiente, Federambiente, Atia, Iswa Italia e Cic. Obblighi addio La contestatissima definizione è in sostanza un?interpretazione di una norma precedente (il dl 22 del 1997) che faceva rientrare nella categoria dei rifiuti qualsiasi oggetto o materiale di cui ci si voglia, o ci si debba, disfare, in linea con le disposizioni europee in materia. Ebbene, secondo la legge approvata il 2 agosto, la «decisione di disfarsi» non esiste più in tutti i casi in cui il materiale possa essere «oggettivamente e effettivamente» riutilizzato in un ciclo produttivo, anche dopo aver subito un pretrattamento. In questo modo è possibile cedere a terzi o stoccare l? ex rifiuto, anche pericoloso, senza alcun obbligo, eludendo le stringenti normative a tutela della sicurezza e dell?ambiente. «È fin troppo chiaro che la possibilità di liberarsi di materiali scomodi senza problemi e senza costi fa gola a tanti», esordisce Gianfranco Amendola, consigliere nazionale di Italia Nostra e famoso ?pretore d?assalto? degli anni 70, sempre in lotta con abusi paesaggistici e ambientali. «In particolare al Sud, dove quasi la metà dei rifiuti industriali è gestita dalle ecomafie. Questa totale deregulation lascia all?arbitrio di chiunque di stabilire se un materiale è riutilizzabile, senza nessun controllo». L?oggettività citata dal decreto, allora, suona quasi come una beffa. «Sono 10 anni che in Italia la lobby industriale del ?non rifiuto? cerca di sfuggire alle norme di tutela ambientale», prosegue Amendola, «prima con l?invenzione dei rifiuti commerciabili quotati in Borsa, poi con il decreto Ronchi Quater, bocciato sonoramente dalla Corte europea di giustizia, che guarda caso è identico al decreto del governo Berlusconi». In realtà la nuova legge risponde alle attese di un preciso settore produttivo, quello dell?acciaio. La siderurgia italiana utilizza grandi quantità di rottami ferrosi importati, fondamentali per alimentare il ciclo produttivo, che venivano spesso bloccati al confine dalla magistratura perché mancanti delle autorizzazioni necessarie per i rifiuti. «In questo caso si tratta davvero di materie prime, che giustificavano una liberalizzazione», commenta Carlo Pasini, vicepresidente di Assoambiente, «però questo decreto è talmente generico da aprire una voragine, lasciando il campo a ogni genere di operazioni senza scrupoli che hanno l?obiettivo di smaltire i rifiuti senza vincoli, facendo finta di recuperarli». Mercato delle scorie Prendiamo ad esempio l?azienda manifatturiera A, che deve sbarazzarsi di un sottoprodotto come il calcare. Finora, A doveva rivolgersi a un?azienda specializzata, pagando una certa cifra per il ritiro. Adesso, può accordarsi con il cementificio B, il quale ritira il calcare a un prezzo molto inferiore, lo utilizza ufficialmente come materia prima, ma in realtà, dato che è troppo impuro, lo brucia disperdendo le scorie nell?ambiente. L?azienda A risparmia, B guadagna qualcosa, ma la collettività ci perde. «In ogni caso», conclude Pasini, «non credo che la legge avrà vita lunga, perché sarà bloccata dall?Unione europea, come è successo per tutti gli altri tentativi analoghi». Ma quanto tempo passeremo nel far west dei rifiuti prima che Bruxelles intervenga? Info: La nuova legge su Wwf Diritto all’ambiente Federambiente


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA